Kaizen: cambiare in meglio

Roberto D.

24 Gennaio, 2022

Questo termine, derivante dalla rivoluzione industriale apportata da Henry Ford, venne coniato da Masaaki Imai negli anni ‘80 per declinare un approccio al business legato alla microeconomia aziendale e al miglioramento continuo.

Kaizen è una parola composta dal pittogramma “KAI” (cambiamento) e ZEN (migliore). Molti sono gli esempi presenti e passati che potremmo citare, quali: il modello industriale praticato da Toyota, l’imprenditore Olivetti ed il suo approccio metodologico, l’architetto Carlo Scarpa con la sua sfrenata attenzione al dettaglio, tanto da disegnare a mano in scala 10:1 e ricercare le maestranze che realizzassero i suoi progetti. Un’attenzione che ha trasmesso anche a suo figlio Tobia assieme alla moglie Afra, entrambi designer la cui qualità progettuale permise loro di lavorare perfino con la famiglia Benetton.

Questa parola incarna il pensiero di una filosofia basata sui 5 principi che sebbene siano fondamentali in un’azienda, trovano la loro validazione anche nell’approccio alla vita di tutti i giorni.

Li trovate qua sotto riassunti ed elencati:

SEIRI: eliminazione del superfluo;

SEITON: identificare gli spazi personali;

SEISO: pulizia del posto che si vive;

SEIKETSU: uniformità dei luoghi per consentire adattabilità;

SHITSUKE: mantenimento e miglioramento del metodo individuato senza ricadere nelle cattive abitudini.

Un approccio rivoluzionario e tuttora sottovalutato e poco noto, su cui si basa il contemporaneo “Lean process”, impiegato anche nel campo del coaching e della psicologia comportamentale per permettere una crescita personale nei soggetti sani e un recupero della salute mentale “a piccoli passi” nei soggetti malati.

Non approfondisco al riguardo, bensì vi invito a vedere insieme ai vostri amici, magari con un po’ di patatine e della birra, uno dei migliori film comici che ho mai esperito:
“Tutte le manie di Bob” con protagonista Bill Murray e diretto da Frank Oz.